Gregory Bateson, nel suo libro “Mente e natura” definisce la “mente” come un’entità che corrisponde ai seguenti criteri (le parti in corsivo sono miei commenti):
Da tali criteri si deducono le seguenti considerazioni:
Per tali motivi, possiamo supporre, tra l’altro, che ogni cellula di un organismo possieda una mente, e che la mente umana (intesa come mente consapevole) emerga dall’interazione di varie menti inconsce distribuite nel cervello e nel resto del corpo.
Bateson afferma inoltre che ciò che chiamiamo pensiero, evoluzione, ecologia, vita, apprendimento e fenomeni simili, avvengano solo in sistemi che soddisfano i criteri sopra esposti, ovvero all’interno o per effetto di “menti”.
Nel capitolo precedente abbiamo affermato che un essere vivente è un sistema cibernetico. Possiamo dunque considerare la mente il “software” di tale sistema.
Inoltre, considerando che ogni essere vivente per vivere ha bisogno di interagire con altri esseri viventi, possiamo considerare la biosfera una “ecologia di menti” (termine coniato da Gregory Bateson) e supporre che la funzione essenziale di una mente sia proprio quella di “gestire” le interazioni tra il corpo che la ospita e i corpi esterni, oltre che le interazioni tra i suoi organi interni.
Si potrebbe logicamente dividere la mente umana in due sezioni: una “sociale” e una “non sociale”. La prima si “occupa” di gestire le relazioni e interazioni sociali, ovvero di fornire le logiche (consce e inconsce) del comportamento sociale in base alle quali sappiamo e decidiamo cosa fare e non fare, dire e non dire, credere e non credere nei confronti dei nostri simili. La seconda si occupa di gestire le relazioni e interazioni in cui non sono coinvolti altri esseri umani. È ovvio che la mente sociale è di gran lunga la più interessante e problematica, specialmente da quando l’Homo Sapiens ha inventato (o scoperto) il linguaggio e la cultura. Non che la mente “non sociale” sia semplice, ma essa è quasi completamente automatica e istintiva, e non desta preoccupazioni, almeno fino a quando non diventa oggetto di prescrizioni sociali o di malattie o disfunzioni.
Per tale motivo, quando si parla di mente e di psicologia, si fa normalmente riferimento alla parte sociale della mente, cioè quella che coinvolge direttamente o indirettamente altre persone.
Per George Herbert Mead la mente è un dispositivo sociale, che si sviluppa attraverso le interazioni sociali e serve per gestire le stesse. A tale scopo l’entità chiamata da Mead “Altro generalizzato” ha un ruolo fondamentale in quanto rappresenta l’insieme dei possibili ruoli sociali appresi da un soggetto attraverso le interazioni con gli altri. Si potrebbe quindi dire che l’Altro generalizzato rappresenti la società.
Data l’interdipendenza degli esseri umani, ovvero il fatto che ognuno ha bisogno degli altri per sopravvivere e soddisfare i suoi bisogni, possiamo dire che lo scopo principale della mente sia quello di gestire i rapporti tra il soggetto e gli altri per soddisfare i bisogni propri e altrui.
E’ bene riflettere sul rapporto tra l’individuo e la società vedendolo come rapporto tra la mente di un certo individuo e l’idea di società che si è costruita nella sua mente a partire dalle sue esperienze sociali.
Ciò che chiamiamo “società” è Infatti un costrutto mentale al quale tendiamo ad attribuire caratteristiche come se si trattasse di un organismo omogeneo dotato di una sua autonomia e personalità. Io dubito che la società o una qualsiasi società, anche se ben organizzata, possa essere considerata un organismo omogeneo e integrato, e la vedo piuttosto come un insieme di esseri umani legati da relazioni più o meno stabili e codificate.
A tal proposito è importante considerare la circolarità della relazione tra individuo e società, ovvero il fatto che una società è “formata” dai suoi membri, le cui menti sono “formate” dalla società in cui crescono e vivono. In altre parole, la società “forma” i suoi membri, ma questi possono (almeno in teoria) “riformare” la società che li ha formati (ammesso che prima siano capaci di riformare sé stessi).
Riassumendo, possiamo considerare la società un’ecologia di menti umane la cui funzione, come per qualsiasi ecologia, dovrebbe essere quella di soddisfare i bisogni delle parti interagenti.